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Resilienza: migliorarsi attraverso il cambiamento

La resilienza è l’abilità dell’individuo di ristabilire l’equilibrio spezzato da eventi di vita soggettivamente stressanti (es. lutti, traumi, malattie, ecc. ), quando cioè l’ambiente sottopone l’individuo a richieste che superano la normale prestazione psicofisica.
Questa abilità si sviluppa come un processo a quattro fasi:
– un evento di vita stressante produce emozioni come la paura, lo sconforto, lo smarrimento che fanno rimare la persona in un atteggiamento di passiva accettazione, in pratica la persona sopravvive e nulla di più;
– poi arriva il momento della riflessione circa le proprie risorse interne ed ambientali;
– il soggetto affronta quindi una fase adattativa durante la quale riprende a corrispondere alle aspettative dell’ambiente, come per esempio tornare al lavoro dopo un lutto nonostante qualche difficoltà e sintomo depressivo;
– ed infine arriva al momento in cui è pronto a ricominciare a vivere.
In questo processo il soggetto impara che può affrontare le difficoltà ridefinendo i propri obiettivi di vita. Raggiungendoli aumentano la sua percezione di autoefficacia e autostima che a loro volta danno impulso al processo di resilienza stesso.

Particolarmente importante è il modello di resilienza di Glenn E. Richardson. Secondo Richardson quando una persona subisce un trauma prova emozioni dolorose come la paura, il senso di perdita o di colpa e queste diventano motivazione a ristabilire l’equilibrio pre-trauma. Il caos conseguente al trauma induce il soggetto a riflettere su di sé e i propri obiettivi di vita. Non si tratta per ora di superamento del trauma ma di riorganizzazione tra abilità e obiettivi personali, cambiamenti avvenuti e richieste ambientali. Queste riflessioni permettono di accedere dalla fase dell’accettazione passiva a quella della ricostruzione. Se il soggetto però non può accedere a fattori protettivi interni e ambientali persiste in una condizione di malessere.
Durante la ricostruzione il soggetto persegue l’omeostasi bio-psico-spirituale, cioè un adattamento mentale, fisico e spirituale all’ambiente esterno per come esso si presenta al momento. Esistono secondo Richardson quattro esiti:
– Reintegrazione con ritorno all’omeostasi: viene recuperato l’equilibrio pre-trauma senza alcuna crescita del soggetto e delle sue doti di resilienza.
Reintegrazione resiliente con crescita: il soggetto supera la difficoltà attraverso un processo che favorisce la crescita e conoscenza di sé e delle doti di resilienza.
– Reintegrazione con perdita: quando il soggetto percepisce la perdita e non la forza per farvi fronte es. lutti irrisolti, dolori considerati insuperabili.
– Reintegrazione disfunzionale: il soggetto usa metodi non funzionali per gestire il dolore es. tossicodipendenza.
Secondo Richardson la rottura dell’omeostasi bio-psico-spirituale (prodotta da eventi di vita stressanti) è necessaria per attivare la resilienza che è sia componente che esisto dell’adattamento.
Un percorso di resilienza conclusosi negativamente può essere ripreso e portato avanti con successo qualora ci sia affidi a nuove risorse personali e ambientali, a nuove reinterpretazioni del trauma e strategie di fronteggiamento.

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