
Compassione: il primo passo per recuperare il benessere interiore
Capita a tutti nella vita di avere almeno una volta la percezione che la vita stessa ci stia prendendo a bastonate. Di bastonate ce ne sono di varia natura e intensità: una malattia grave, un incidente, un licenziamento, un divorzio, un crollo finanziario, un litigio, una critica, ecc e tutte sono accomunate dal fatto che aumentano il divario tra ciò che è e ciò che vorremmo che fosse. Purtroppo tanto più è ampio questo divario tanto più è il dolore che proviamo.
Secondo l’ACT uno degli elementi fondamentali per recuperare l’appagamento interiore, cioè un senso di pace nonostante tutto, è la compassione.
La compassione così come la descrive Russ Harris, importante esponente dell’ACT, è costituita da:
– essere gentili verso se stessi
– essere presenti con il proprio dolore.
Essere gentili con sè è importante proprio perché è nel momento del dolore che abbiamo bisogno di sentirci accolti, sostenuti, aiutati e noi siamo i primi ad essere sempre presenti nei nostri momenti di difficoltà, a poter immedesimarci immediatamente con noi e a sapere esattamente il dolore che proviamo.
La presenza invece riduce la portata delle emozioni dolorose.
Come ci riesce? Attraverso connessione, defusione e espansione (o accettazione).
Ci sono momenti in cui pensieri inutili es. non sono abbastanza, sono un fallito, sono brutto, sono solo ecc. ci avvolgono come una nube di fumo e ci fondiamo talmente tanto con essi da sembrarci la realtà piuttosto che semplicemente parole e immagini. Ecco: il problema non sono i pensieri ma come reagiamo ad essi. Nel momento in cui viviamo in una nube di pensieri inutili dobbiamo fermarci, notarli per quello che sono e dare un nome alla storia che raccontano es. è la solita storia del figlio imperfetto, è la solita storia del brutto anatroccolo, eccoci ancora con la storia del fallito totale, ecc. Possiamo anche neutralizzare questi pensieri ponendoli in contesti che ci permettono di vederli o sentirli e finalmente scoprirli per quello che sono: solo parole e immagini. Ad esempio possiamo scriverli o immaginarli proiettati su uno schermo, possiamo cantarli modificando la voce e il ritmo. Mettere i pensieri in contesti diversi ne riduce il potere su di noi.
Infine viene l’espansione ossia il far spazio alle emozioni che non vorremmo piuttosto che cercare di controllarle o esserne controllato.
L’espansione passa attraverso l’osservazione delle emozioni dolorose come fossimo scienziati curiosi. Osservare senza giudicare permette di sganciarci dalla storia che i nostri pensieri ci raccontano e lasciarci il tempo e l’energia per volgere il nostro sguardo altrove.
Ovviamente la compassione per sé non è solo veicolata da atti grandiosi ma lo è soprattutto da piccoli gesti che ci rivolgiamo quotidianamente come una passeggiata, un bagno rilassante, un complimento per qualcosa che abbiamo è fatto, ossia tutti quei gesti che parlano di cura e affetto verso sé.