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Perdono: un passaggio obbligato verso il benessere psicofisico

Perdonare significa cancellare il debito a chi ci ha fatto un torto e rinunciare alla vendetta che permetterebbe di ristabilire il proprio status e anche al risentimento verso l’altro.

Col perdono non si dimentica, non si giustifica, né si arriva per forza a una riconciliazione con l’aggressore. Per perdonare non è necessario essere empatici con chi ha commesso un torto ma lo è non nutrire sentimenti negativi verso di lui.

Risentimento e rimuginio riguardo il torto subito e vendetta hanno effetti negativi sulla salute mentre perdonare si associa al benessere psicofisico. Rimettere il debito subito risulta da varie ricerche essere efficace in molte situazioni patologiche come disturbi d’ansia e depressivi.

Perdonare porta l’attenzione alla consapevolezza di essere persone, soggetti aventi un valore intrinseco, capaci di fare scelte. Mentre il torto col conseguente risentimento ci relegano ad un ruolo di vittima, il perdono ci fa riacquistare un ruolo attivo nella relazione con l’altro e nella nostra vita.

Come si arriva al perdono?

Per riuscire a perdonare devono verificarsi alcune condizioni:

  • riconoscere che una persona ci ha fatto un torto,
  • riconoscere di soffrire per il torto subito,
  • non voler soffrire per l’offesa ricevuta,
  • nè volere che il nostro aggressore soffra.

Si riesce a conciliare queste necessità solo considerando l’accettazione dell’offesa come un segno di potere (ossia non serve umiliare l’altro per ristabilire il proprio valore). Quindi perdonare ha a che fare sia con una motivazione egoistica (non soffrire) che una altruistica (non far soffrire).

Inoltre perdonarsi è un passaggio fondamentale nel processo di auto miglioramento che spesso è bloccato dal risentimento che si prova verso sè stessi per scelte o comportamenti che riteniamo sbagliati. La difficoltà a perdonarsi sembra infatti essere associata a bassa autostima, ansa, depressione.

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